LA STORIA DEL CORONAVIRUS A ROMA

I due cinesi allo Spallanzani, il lockdown e l’emergenza nei quartieri della capitale

La Storia del Coronavirus a Roma e nel Lazio è la cronaca in presa diretta di un evento imprevisto che certamente ha avuto un impatto straordinario nella comunità internazionale e nel nostro Paese. A Roma, e nelle altre province della regione, la storia della pandemia ha visto momenti drammatici e momenti di forte tensione, ma anche di grande coesione sociale. Alcune immagini hanno fatto il giro del mondo e sono destinate a incidersi per sempre nella memoria collettiva, basti pensare a Papa Francesco da solo in piazza San Pietro e al presidente Mattarella con la mascherina all’Altare della Patria per il 25 Aprile.

Ma è nei quartieri, vere e proprie città nella Città, che la comunità romana ha dovuto fare i conti con la crisi e con le restrizioni. Sara Fabrizi, già autrice per Typimedia di numerosi libri sulla storia dei quartieri romani, ha ripercorso per noi questa incredibile vicenda collettiva. Dal caso dei due turisti cinesi nell’albergo di via Cavour subito ricoverati allo Spallanzani, fino al panettiere albanese che lascia borse di pane per i bisognosi nella zona di piazza Bologna, la storia del Coronavirus a Roma è un racconto che ci accompagna lungo tutta l’emergenza, dal suo insorgere alla fase più acuta, dal calo dei contagi alla fine del lockdown.

Al centro dei racconti di vita reale, con nomi, dati, fatti, avvenimenti, le paure e le reazioni, la forzata clausura domestica, la riscoperta dei balconi come interfaccia con il mondo esterno, la didattica a distanza con le scuole chiuse, le videoconferenze, il distanziamento sociale che cambia i rapporti tra le persone in un’area del Paese dove socialità e contatto umano sono nel dna delle persone. E poi i tragici bollettini dei decessi, l’inferno delle corsie d’ospedale, l’impegno in prima linea di medici e infermieri, il mondo dell’arte e della cultura, le storie di una solidarietà capace di combattere quella che per dinamiche e numero di vittime è stata definita “una terza guerra mondiale”.