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LA STORIA DI NOVARA

LA STORIA DI NOVARA

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La “Storia di Novara” prende il via milioni di anni fa, nell’epoca in cui si origina il granito della pietra bianca triangolare incastonata nel pavé di piazza Cesare Battisti. Ci accompagna seguendo la nascita degli abissi del mare padano, cui dobbiamo la conformazione del territorio di oggi, e della vetta del monte Rosa.

Con il recentissimo ritrovamento della Venere seduta di Biandrate arriviamo a conoscere cosa succede in questa terra 7000 anni fa. I Vertamocori ci guidano poi per mano alle soglie della Novaria romana, che vede Caio Valerio Pansa e Albucio Silone immergersi nelle acque salutari delle terme cittadine. Assistiamo all’incontro tra Sant’Ambrogio, che da Vercelli sta tornando a cavallo nella sua Milano, e Gaudenzio, futuro vescovo, stupendoci di fronte allo sbocciare miracoloso delle rose invernali.

La suggestione medioevale del Maestro dell’Apocalisse rapisce il nostro sguardo dalle pareti affrescate del Battistero, poco prima che Federico I Barbarossa decida di trascorrere una notte presso il palazzo episcopale, ospite del vescovo Guglielmo Tornielli. Con i cavalieri del fregio del Broletto ci immergiamo nell’enigmatica quotidianità della corte e se ci spostiamo di poco sentiamo risuonare da una loggetta della Canonica l’eco lontana delle parole di Francesco Petrarca.

La curiosità ci spinge a cercare, nelle segrete del Castello, il cavallo d’oro realizzato da Leonardo da Vinci per Ludovico il Moro. Il drago delle Rogazionici accompagna per un breve giro fuori porta, tra le coltivazioni della fertile campagna, la stessa che assiste impotente alla triste vicenda di Antonia, la strega di Zardino di cui ci racconta Sebastiano Vassalli. Le nozze regali tra Vittorio Emanule e Maria Teresa d’Austria Este ci aspettano nel Duomo, davanti al quale il rovescio della storia decide che si pianti l’Albero rivoluzionario della Libertà. La Barriera Albertina e l’Ossario della Bicocca ci ricordano le alterne vicende dell’esperienza austriaca e sabauda.

Sul fi nire del XIX secolo la cupola di San Gaudenzio fa da testimone silenziosa ai racconti di chi, come Ugo Ferrandi, torna in città da terre esotiche ma anche alle tragiche vicende dei molti novaresi che offrono la loro vita combattendo nella prima guerra mondiale o resistendo con tutte le loro forze, come fa Piero Fornara, alla barbarie della seconda. La cupola, addirittura, in anni recenti partecipa alla vita della sua Novara illuminandosi di nuovi colori, come un faro a orientare e infondere coraggio in chi, sotto di lei, vive la tragica esperienza della pandemia.

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